La Metodologia Operativa di Raffaele Di Pasquale: formazione consapevole attraverso l'approccio specifico e sistemico

  1. INTERAZIONE DEL SINGOLO E DEL GRUPPO NEL PROGETTO DI SQUADRA. LA TATTICA INDIVIDUALE

    AvatarBy lel il 20 Sep. 2012
     
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    L’obiettivo dell’allenatore della M.O. è quello di migliorare costantemente i fattori tempo e spazio nel singolo attraverso un'attività didattica complessa e sistemica rivolta a due piani di intervento fra loro diversi, ma integrati e correlati.
    Il primo sarà rivolto verso l’individuo, il singolo, l’Unità Significativa, con lo scopo di valorizzare al meglio le potenzialità del calciatore, mentre il secondo sarà orientato al collettivo (un insieme integrato di singoli ) con lo scopo di creare una squadra il più possibile organizzata, razionale, elastica ed equilibrata.
    Nell’intervenire sull’individuo l’allenatore si avvale degli elementi e dei mezzi forniti dalla tecnica di base e dalla tecnica applicata o tattica individuale, prerequisito indispensabile per una corretta applicazione della tattica collettiva.
    L’azione sul collettivo viene attuato dall’allenatore fornendo le regole di gioco alla sua squadra, cioè i segnali di comunicazione fra i calciatori nelle due fasi e nelle diverse situazioni del gioco.
    È l’allenatore che fornisce le conoscenze con le quali tutti potranno comprendere in modo unitario le situazioni e perché ciò avvenga in modo efficace, l’allenatore rende più agevole la comprensione delle situazioni del gioco in difesa ed in attacco con proposte didattiche di campo specifiche che rispettino la logica e la struttura del gioco.
    Il lavoro dell’allenatore è di carattere generale quando si riferisce alla tattica collettiva e diviene particolare quando si orienta sul singolo; c’è un continuo passaggio dal collettivo al singolo, dal generale al particolare e viceversa, senza un ordine preciso di priorità.
    L’intervento dell’allenatore avviene sulla realtà, su ciò che osserva nell’esecuzione singola e di squadra; nella tattica collettiva (di reparto, di squadra), l’allenatore indica le regole del gioco, si sofferma sui canali di comunicazione affinché tutti comprendano la situazione proposta, per passare ai dettagli nell’esaminare i comportamenti del singolo in quella situazione (tecnica di base e applicata).
    L’agire dell’allenatore deve sempre rendere consapevole il giocatore, operando sul perché e sul come di un certo comportamento, evidenziando pro e contro di una certa condotta tattica.

    Il modello d’insegnamento dell'allenatore della M.O. è di tipo costruttivista, centrato sulla comprensione concettuale e consapevole del proprio agire per sviluppare nel calciatore capacità creative, critiche e di autonomia utili nell’affrontare le situazioni di gioco, evitando al calciatore il ruolo di puro esecutore di ordini e schemi, privo di capacità decisionale, incapace di sapere cosa fare soprattutto in collegamento coi compagni.

    Se è vero che il calciatore è il protagonista durante il gioco, poiché è colui che decide cosa fare e come fare in ogni istante della gara sulla base delle sensazioni e delle percezioni che ha della situazione, è molto importante offrirgli un ventaglio di conoscenze calcistiche il più possibile ampio e articolato per metterlo nelle condizioni di scegliere razionalmente, nel minor tempo possibile, la soluzione più appropriata in rapporto alle sue percezioni spazio – temporali e alle sue capacità tecniche.

    È compito specifico dell’allenatore proporre e trasmettere queste conoscenze al calciatore attraverso un approccio sistemico
    ( interazione dinamica delle due fasi di gioco) e specifico ( reali situazioni di gioco )
    L’intervento dell’allenatore deve essere massimo all’inizio ma, con il passare del tempo, con la crescita della consapevolezza e dell’autonomia dei giocatori, deve ridursi.
    In questo articolo prenderemo in esame e svilupperemo l'argomento della tattica individuale secondo la visione sistemica della Metodologia Operativa

    L'INTERAZIONE DINAMICA DEI PRINCIPI DI TATTICA INDIVIDUALE

    SMARCAMENTO, PRESA DI POSIZIONE E MARCAMENTO
    Essendo il possesso di palla un principio generale di strategia di squadra, che vede coinvolto non soltanto il singolo portatore di
    palla quanto piuttosto l’intero collettivo, diventa rilevante in questo contesto la tecnica di smarcamento, ovvero la capacità dei
    giocatori non direttamente in possesso di palla di portarsi con opportuni movimenti di corsa (effettuati preferibilmente in diagonale), in “zona luce” vale a dire in zone del campo che permettano al possessore di palla di trasmettere la stessa al compagno senza la possibilità per l’avversario di poter intervenire.
    Parimenti e al contrario, nella fase di non possesso, quando l’obiettivo primario diventa la riconquista del pallone, il marcamento, che può essere interpretato a uomo o a zona, diventa tecnica di fondamentale importanza per il calciatore chiamato a difendere.
    In questi anni di attività professionistica, dovendo allenare un concetto di gioco dove spazio e tempo sono elementi fondamentali, mi sono avvalso di diverse esercitazioni mirate all’apprendimento della tecnica di smarcamento e marcamento.
    Con il marcamento intendo limitare tempo e spazio agli avversari la riconquista della palla.
    Il marcamento può essere effettuato a uomo o a zona.
    Con marcamento a uomo intendo:
    a) mettersi fra la porta e l’avversario;
    b) poter vedere contemporaneamente palla e avversario. Dovendo scegliere fra i due è da preferire sempre l’avversario.
    Con marcamento a zona intendo:
    a) ogni giocatore è responsabile della zona di campo assegnata;
    b) si muove in questa zona a seconda della posizione della palla;
    c) aggredisce qualunque avversario che entri con la palla nella zona di propria competenza eccezion fatta per le situazioni di
    inferiorità numerica.
    Vista l’evoluzione del gioco del calcio degli ultimi tre quattro anni è importante saper scegliere sempre bene quale tipo di marcamento effettuare.
    A mio giudizio il mix fra i due tipi di marcamento garantisce i risultati migliori; proprio per questo il giocatore deve saper interpretare bene il concetto cosiddetto di “marcamento a uomo nella zona”. Con tale espressione s’intende il fatto che, all’interno della zona di competenza, il difensore ridurrà la distanza dall’avversario.
    Quando infine detto spazio si sarà fatto minimo a quel punto varranno i dettami e le regole della marcatura individuale.
    PRESA DI POSIZIONE
    Nella situazione di perdita del possesso di palla il giocatore dovrà tenere conto della propria posizione in riferimento:
    • alla propria porta
    • al diretto avversario
    • alla zona di campo dove si trova la palla
    L’errore più grave che il giocatore può commettere relativamente alla presa di posizione è di farsi sorprendere alle spalle; qualora ciò avvenga, sarà ben difficile che il difendente possa rimediare se non ricorrendo ad una azione fallosa “da cartellino”.
    MARCAMENTO
    È direttamente collegato alla presa di posizione. Sapere marcare un avversario significa avere la massima attenzione sui movimenti, mantenendo nei suoi confronti una distanza tale da impedire e la sua azione tramite un contrasto o un anticipo.
    La tecnica di marcamento varia in funzione delle/a:
    • caratteristiche tecniche e fisiche dell’avversario
    • caratteristiche tecniche e fisiche di chi effettua la marcatura
    • posizione della palla in riferimento alla porta (marcatura stretta– marcatura allentata)
    L’errore che il giocatore non deve commettere nella marcatura a uomo o a zona è quello di differenziare (a seconda del contesto in cui si trova a marcare, cioè a uomo o nella zona), la distanza dall’avversario. In entrambe le situazioni la marcatura deve essere effettuata con i principi sopra esposti, non lasciando libertà, soprattutto in zona pericolosa, al diretto avversario.

    PASSAGGIO- INTERCETTAMENTO E/O ANTICIPO; TIRO-DIFESA DELLA PORTA; CONTROLLO,DIFESA DELLA PALLA, DRIBBLING- CONTRASTO
    Il Passaggio: il calcio per far pervenire il pallone ad un proprio compagno.Il Tiro in porta: quando lo scopo è di realizzare un goal.
    l'INTERCETTAMENTO E/O ANTICIPO è la diretta conseguenza dell’azione della presa di posizione e di marcamento. La differenza tra intercettamento e anticipo consiste nel fatto che l’intercettamento è definito come un’azione individuale che tende ad interrompere un’azione offensiva dell’avversario andando ad agire direttamente sulla traiettoria del pallone e non presuppone la vicinanza dell’avversario. L’anticipo si basa invece sul movimento anticipato del difensore sul diretto attaccante, andando così a riconquistare la palla o ad interrompere l’azione avversaria.
    Nel calcio moderno l'attaccante è quasi sempre pressato dal difensore, quindi saper controllare e difendere bene il pallone è una dote molto importante perché:
    - aiuta la squadra a salire, guadagnando campo;
    - può servire per prendere punizioni in zone importanti del campo(limite dell’area di rigore in zona centrale)
    Se non ci sono le condizioni per poter giocare di prima, le basi per una buona azione tecnica sono:
    - andare incontro alla palla, si perde spazio ma si guadagna tempo;
    - il corpo sempre tra la palla e l’avversario;
    - lo stop in funzione dello scopo che devo raggiungere.
    Saper controllare la palla in movimento:
    - il busto leggermente inclinato in avanti per difendere il pallone;
    - la velocità deve essere adeguata allo scopo;
    - lo sguardo non deve essere sulla palla.
    La finta è un movimento di inganno, serve per crearsi un po’ di spazio in modo da poter ricevere la folla oppure in area di rigore per poter anticipare il difensore nella conclusione.
    Classico movimento di finta: lungo - corto e viceversa
    Dribbling: per una buona tecnica devo puntare l’avversario cercando
    di metterlo in una posizione di squilibrio.
    Oggi giorno dove spesso ci si trova 1:1 saper dribblare bene può dare superiorità numerica o la possibilità di saltare il marcatore ed essere soli davanti al portiere avversario.
    CONTRASTO
    È l’azione attraverso la quale si riconquista la palla. Gli elementi che lo caratterizzano sono:
    • la scelta di tempo, che deve essere corretta
    • la determinazione
    • l’equilibrio del corpo nell’esecuzione del gesto tecnico
    • la velocità di esecuzione
    Esistono due tipi di contrasto: diretto e indiretto. Il primo è quello sopra descritto, dove si registra contatto con l’avversario, il secondo è riferito al movimento attraverso il quale si riesce a mettere in zona d’ombra l’attaccante, impedendogli di ricevere un
    passaggio diretto da parte del portatore di palla.
    DIFESA DELLA PORTA
    E’ il principio secondo il quale, in occasione di conclusioni verso la nostra porta, bisogna interporre il nostro corpo tra la palla e la
    porta in modo da dissuadere l’attaccante dalla conclusione (in quanto “non vede” la porta) o altresì in modo da respingere con
    il corpo la conclusione stessa. Tutti i giocatori (e non solo il portiere) sono chiamati in fase di non possesso e in misura variabile
    a seconda dei compiti loro assegnati dall’allenatore, ad assolvere a questo compito.







    Edited by lel - 21/9/2012, 13:09
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