La Metodologia Operativa di Raffaele Di Pasquale: formazione consapevole attraverso l'approccio specifico e sistemico

  1. L'INTEGRAZIONE DELLE CATEGORIE DI SPAZIO E DI TEMPO: ESSENZA DELLA METODOLOGIA OPERATIVA

    AvatarBy lel il 21 Sep. 2012
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    IL CALCIO per la Metodologia Operativa è ritenuto un gioco complesso frutto dell'interazione continua di diversi aspetti: tecnico, tattico, fisico e mentale. Il tipo e la qualità delle interazioni sia a livello individuale che di gruppo determina la qualità emergente collettiva.
    Tale qualità emergente è condizionata anche essa da due diversi fattori, che a loro volta interagiscono tra di essi: il progetto di gioco ed il contesto.
    La capacità di adeguare i principi di gioco alle situazioni contingenti è ciò che fa la differenza.
    Difatti, in situazione assume un vantaggio colui/coloro che sa/sanno prendere le decisioni efficaci.
    E' noto che la Metodologia Operativa nella promozione del processo di educazione ed affinamento della capacità decisionale organizza le proposte formative in categorie di spazio e di tempo.
    Esse sono 7, al contempo autonome ed interrelate tra di loro.

    Categorie di spazio e tempo di ruolo

    VALUTAZIONI SPAZIO-TEMPORALI CONTINGENTI A QUELL’ATTIMO
    ED IN QUELLA MOMENTANEA SITUAZIONE PER RUBARE SPAZIO E TEMPO ALL’AVVERSARIO

    Dov’è la palla? Come è? Come sta arrivando? Dove sono io ? Come sono disposto con il corpo?
    Le percezioni variano da momento a momento, queste possono essere alterate dal cambiamento della traiettoria della palla per una deviazione,o che rimbalzi in modo inatteso, e devono tener conto di:

    IN QUALE ZONA DI CAMPO CI TROVIAMO
    DOVE SI TROVANO GLI AVVERSARI
    COSA FANNO
    DOVE STANNO I MIEI COMPAGNI
    SIAMO O NO IN SUPERIORITA’ NUMERICA

    La reale e momentanea posizione di vantaggio di una squadra sull’altra è determinata dal giocatore che in situazione è capace di guadagnare tempo e spazio sul diretto contendente
    Le fonti di maggiore variabilità derivano dall’avversario, che con le sue iniziative, ad esempio manifestando false intenzioni, può condizionare l’andamento dell’azione.
    Quindi le azioni tattiche rappresentano un agire interattivo e comportamentale dei contendenti mirato ad influenzarsi reciprocamente, con lo scopo di creare delle difficoltà all’avversario concedendogli un tempo d’azione il più possibile ridotto e restringendo il suo spazio di manovra.
    Quanto più un giocatore riesce ad acquisire dei vantaggi temporali e spaziali all’avversario tanto più riesce a gestire efficacemente la situazione di gioco e ad avere l’iniziativa nei suoi confronti.
    Questi concetti sono validi anche per i difensori che non vanno considerati come soggetti passivi in grado di adattarsi semplicemente alle situazioni determinate dagli attaccanti, ma come elementi attivi: che provocano le azioni piuttosto che subirle.
    L’atteggiamento tattico è chiaramente comune ad entrambi i contendenti; durante una competizione tutti i giocatori adottano comportamenti tattici, sia che si trovino in situazione di attacco che di difesa
    L’imprevedibilità del gioco del calcio è legata alla presenza della palla, che rotola, rimbalza e vola con velocità e tra...

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    Last Post by lel il 21 Sep. 2012
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  2. INTERAZIONE DEL SINGOLO E DEL GRUPPO NEL PROGETTO DI SQUADRA. LA TATTICA INDIVIDUALE

    AvatarBy lel il 20 Sep. 2012
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    L’obiettivo dell’allenatore della M.O. è quello di migliorare costantemente i fattori tempo e spazio nel singolo attraverso un'attività didattica complessa e sistemica rivolta a due piani di intervento fra loro diversi, ma integrati e correlati.
    Il primo sarà rivolto verso l’individuo, il singolo, l’Unità Significativa, con lo scopo di valorizzare al meglio le potenzialità del calciatore, mentre il secondo sarà orientato al collettivo (un insieme integrato di singoli ) con lo scopo di creare una squadra il più possibile organizzata, razionale, elastica ed equilibrata.
    Nell’intervenire sull’individuo l’allenatore si avvale degli elementi e dei mezzi forniti dalla tecnica di base e dalla tecnica applicata o tattica individuale, prerequisito indispensabile per una corretta applicazione della tattica collettiva.
    L’azione sul collettivo viene attuato dall’allenatore fornendo le regole di gioco alla sua squadra, cioè i segnali di comunicazione fra i calciatori nelle due fasi e nelle diverse situazioni del gioco.
    È l’allenatore che fornisce le conoscenze con le quali tutti potranno comprendere in modo unitario le situazioni e perché ciò avvenga in modo efficace, l’allenatore rende più agevole la comprensione delle situazioni del gioco in difesa ed in attacco con proposte didattiche di campo specifiche che rispettino la logica e la struttura del gioco.
    Il lavoro dell’allenatore è di carattere generale quando si riferisce alla tattica collettiva e diviene particolare quando si orienta sul singolo; c’è un continuo passaggio dal collettivo al singolo, dal generale al particolare e viceversa, senza un ordine preciso di priorità.
    L’intervento dell’allenatore avviene sulla realtà, su ciò che osserva nell’esecuzione singola e di squadra; nella tattica collettiva (di reparto, di squadra), l’allenatore indica le regole del gioco, si sofferma sui canali di comunicazione affinché tutti comprendano la situazione proposta, per passare ai dettagli nell’esaminare i comportamenti del singolo in quella situazione (tecnica di base e applicata).
    L’agire dell’allenatore deve sempre rendere consapevole il giocatore, operando sul perché e sul come di un certo comportamento, evidenziando pro e contro di una certa condotta tattica.

    Il modello d’insegnamento dell'allenatore della M.O. è di tipo costruttivista, centrato sulla comprensione concettuale e consapevole del proprio agire per sviluppare nel calciatore capacità creative, critiche e di autonomia utili nell’affrontare le situazioni di gioco, evitando al calciatore il ruolo di puro esecutore di ordini e schemi, privo di capacità decisionale, incapace di sapere cosa fare soprattutto in collegamento coi compagni.

    Se è vero che il calciatore è il protagonista durante il gioco, poiché è colui che decide cosa fare e come fare in ogni istante della gara sulla base delle sensazioni e delle percezioni che ha della situazione, è molto importante offrirgli un ventaglio di conoscenze calcisti...

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    Last Post by lel il 20 Sep. 2012
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  3. Organizzazione difensiva a zona secondo i principi della metodologia operativa

    AvatarBy lel il 20 Sep. 2012
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    Premessa
    La difesa a zona è uno degli sviluppi di tattica difensiva e si basa sull’equidistanza tra i giocatori e i reparti.
    Concetti fondamentali
    La difesa a zona prevede che ogni giocatore è responsabile della zona di campo a lui assegnata e dei calciatori avversari che entrano in quella zona, deve guardare e sorvegliare le zone limitrofe. Si muove nella zona in funzione della posizione della palla, dell’avversario e della porta , inoltre deve andare sempre in pressione sull’avversario con palla che entra nella propria zona eccetto quando si trova in inferiorità numerica.
    Nel gioco a zona non è possibile difendere preoccupandosi esclusivamente della marcatura avversaria, tralasciando il concetto di spazio difensivo. Inoltre penso che in un’organizzazione difensiva a zona esiste la possibilità di eseguire dei movimenti a scalare che offrono il modo di coprire razionalmente gli spazi, togliere tempo e spazio all’avversario ,quindi neutralizzare le soluzioni di gioco. Non dobbiamo dimenticare che per difendere a zona bisogna saper difendere a uomo: infatti difendere a zona non significa non dover marcare a uomo , anzi bisogna saper e dover marcare ad uomo , inoltre un difendente nella linea difensiva deve sapersi guardare attorno e capire la situazione e decidere subito cosa fare : marcare stretto a uomo oppure dare copertura ad un compagno e quindi coprire la zona .
    E’ importante precisare che difendere a zona non significa non dover marcare ad uomo; infatti nel momento in cui l’avversario entra nella zona di competenza del difendente quest’ultimo dovrà applicare tutti i principi della marcatura a uomo.
    Difendendo a zona occorre aver ben chiaro il concetto di:
    - palla libera (o scoperta) e quello di palla coperta, e quindi marco o copro?
    La palla e’ libera quando il possessore ha il tempo e lo spazio per poterla giocare liberamente. La palla libera e’ un messaggio di pericolo; si cerca pertanto di retrocedere tramite un’azione ritardatrice in modo da togliere campo all’avversario e ricercando la concentrazione difensiva. Si retrocede solamente nel caso la difesa sia in inferiorità numerica. Questa azione (retrocedere) si esegue sino ad un punto limite che normalmente corrisponde alla lunetta dell’area di rigore.
    Nel mio caso richiedo ai miei difensori di cercare di non oltrepassare la linea immaginaria posta a 22-23 m. dalla linea di porta.
    Ciò considerato tutte le esercitazioni tecnico-tattiche che propongo prevedono sempre la delimitazione di questo settore affinché i giocatori automatizzino prima e meglio.
    La palla e’ coperta quando il possessore non ha invece il tempo e lo spazio per giocarla e, pressato dall’avversario, deve difendere il pallone dall’intervento dell’avversario. In questo modo si riesce ad ottenere una maggiore copertura tra i difensori poiché le distanze tra loro sono minori e si permette all’avversario di giocare solo la palla nello spazio davanti alla difesa o solo sulle fasce later...

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    Last Post by lel il 20 Sep. 2012
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  4. A PROPOSITO DELLA FORMAZIONE TECNICA CONTINUA:IL PUNTO DI VISTA DELLA METODOLOGIA OPERATIVA

    AvatarBy lel il 27 Feb. 2012
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    La tecnica efficace si differenzia per una grande coordinazione dei movimenti, per la loro stabilità, la loro economicità e perché permette agli atleti di raggiungere i migliori risultati in competizione.La parte tattica costituisce la motivazione della scelta tecnica finalizzata ad un certo risultato.
    La parte tecnica è l’insieme dei movimenti che vengono memorizzati e messi in atto per realizzare la strategia di gioco ed è costituita dai fondamentali individuali di cui i giocatori si servono per raggiungere lo scopo tattico preventivato.
    Ogni fondamentale ha una collocazione tipica nello sviluppo del gioco e per una
    buona organizzazione tattica a mio parere tali abilità vanno sempre allenate attraverso un continuo e puntuale;
    PROCESSO di CONSOLIDAMENTO DEI FONDAMENTALI INDIVIDUALI(costituiti dalle diverse tecniche delle quali i giocatori si servono per raggiungere lo scopo tattico preventivato )
    volto alla ricerca della stabilizzazione di quanto appreso con il perfezionamento delle abilità in relazione alla scelta tattica richiesta al momento.
    APPRENDIMENTO DELLE TECNICHE INDIVIDUALI: movimenti con e senza palla diretti a uno scopo
    L’apprendimento è condizionato da:
    -la motivazione;
    -il livello iniziale.
    Modalità di apprendimento
    -Imitazione;
    -Riuscita prove/errori;
    -Situazione/Gioco;
    -Emulazione;
    -Scoperta guidata;
    -Sperimentazione attiva.
    Per ottenere da ciascuno una partecipazione attiva i CONTENUTI devono essere adattati alle EFFETTIVE Caratteristiche individuali rappresentate dal ruolo e dalle effettive funzioni che si esercitano nei diversi moduli.
    Personalmente ritengo che nel calcio di alto livello debba essere superata la vecchia
    contrapposizione tra tecnica e tattica: l’attività tattica ( decidere cosa fare ) e l’attività tecnica( concretizzare la decisione ) devono essere considerate in modo interattivo in quanto non si possono risolvere problemi di natura tattica se non si possiedono le soluzioni motorie e tecniche
    adeguate.Così come il rilievo che assume l’aspetto tattico non deve porre in secondo piano la dimensione esecutiva legata al controllo e dominio della palla ed alla regolazione dei movimenti necessari, in quanto la costruzione del pensiero tattico passa obbligatoriamente attraverso lo sviluppo delle potenzialità motorie e tecniche individuali.Nella metodologia operativa le abilità tecniche sono parte integrante e ben definita del progetto di gioco, rappresentano il sostrato su cui si costruisce la garanzia della realizzazione dei principitattici.La metodologia operativa risolve il conflitto esistente fra le esigenze di comprendere adeguatamente la situazione di gioco e la richiesta della correttezza esecutiva della risposta tecnica, che avevano determinato l’elaborazione di due scuole di pensiero:-la pedagogia dell’analitico e quella del globale.
    La prima basata sull’addestramento fine a se stesso; la seconda invece tutta orientata sull’intuizione.
    Il m...

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    Last Post by lel il 27 Feb. 2012
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  5. COME ESSERE EFFICACI NEL PROCESSO DI INSEGNAMENTO- APPRENDIMENTO TECNICOTATTICO DEL CALCIATORE

    AvatarBy lel il 27 Feb. 2012
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    È divenuto un obbligo essere efficaci:

    la ricerca dell’efficacia nell’educare va ricercata in quel qualcosa che rende la figura del tecnico non più un mestierante ma un professionista della formazione,ove accanto alle competenze tecnico- sportive indispensabili concorrono tutta una miriade di“atteggiamenti e di sensazioni“ che consentono quel salto di qualità che alla fine realizzano un ulteriore passaggio straordinario dall’essere allenatori al divenire educatori sportivi.

    Cos’è allora che rende diverso l’insegnamento che funziona da quello che fallisce?

    E l’insegnamento che procura soddisfazioni da quello che invece provoca stress?

    La ricerca educativa non può eludere l’efficacia dell’insegnamento, di come porsi obiettivi elevati e come creare le condizioni per essere capaci di perseguirli e realizzarli.

    Nel mondo della formazione calcistica da tempo emerge questa esigenza.

    Negli intenti tutti concordano nell’affermare l’importanza di sollecitare ed incentivare un nuovo processo di formazione calcistica per migliorare la qualità del gioco e promuovere la crescita dei singoli.

    Ma come si deve presentare questo sistema, e quale forma deve assumere la sua architettura?

    Come identificare le categorie che concorrono a rendere un calciatore capace di operare con consapevolezza, precisione, elasticità rispetto alla complessità del gioco?

    Su questo le opinioni sono le più disparate!

    “ Educare il calciatore a captare correttamente i movimenti dei compagni e degli avversari scegliendo l’opzione migliore tra le varie possibili”

    Questa è la principale finalità della metodologia operativa!

    Infatti, il calcio è uno sport di squadra basato sulla capacità del giocatore di analizzare e decidere costantemente davanti a situazioni variabili.

    Quindi, si tratta di cercare di preparare giocatori ad essere capaci di guardare, percepire ed analizzare gli avvenimenti in ogni situazione e di saper scegliere la soluzione migliore.

    La mancanza di un’analisi approfondita su questi argomenti, sia a livello teorico che pratico, fatto salvo alcune eccezioni, ha impedito il rinnovamento.

    Questo rinnovamento dovrà passare attraverso la formulazione di un nuovo processo formativo, che secondo la metodologia operativa deve essere costruito attorno alle seguenti coordinate:

    • rispetto e valorizzazione dell’esperienza individuale;

    • centralità del soggetto-calciatore;

    • importanza dell’apprendere ad apprendere;

    • utilizzo di situazioni complesse di percezione o con un numero elevato di possibilità d’azione;

    • apprendimento inteso come processo continuo di tipo reticolare e circolare;

    • attenzione e rispetto del carico motorio e cognitivo.

    Il progetto di gioco promosso con la metodologia operativa persegue l’educazione delle abilità tattico-strategiche distinguendole in competenze di base, trasversali, tecnico-tattiche spe...

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    Last Post by lel il 27 Feb. 2012
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  6. Metodologia Operativa: rendere semplice la complessità del gioco attraverso la specificità

    AvatarBy lel il 26 Feb. 2012
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    PREMESSA

    “Nel mondo del calcio regna da tempo una sorta di strana idea in base alla quale chi sa far qualcosa, per il fatto stesso di saperla fare, sa anche spiegarla, trasmetterla ad altri. Il che, palesemente, è assurdo. L’esecuzione di un gesto tecnico è una cosa, la sua spiegazione è tutto altra cosa. Tuttora, si badi, questa idea è alla base del sapere organizzato per i corsi di formazione degli allenatori e, ancor più esplicitamente, alla base dei criteri in virtù dei quali società di calcio dal rilevante profilo economico scelgono l’allenatore per le loro squadre – giovanili incluse. Guardandoci attorno, peraltro, scopriamo facilmente che non è soltanto il mondo del calcio ad essere afflitto da questa contraddizione: neppure l’istituzione scolastica provvede a che l’insegnante, oltre al sapere della propria disciplina, abbia anche una competenza didattica.
    Anche lì si preferisce parlare di un “dono”, o di una “missione” – in altre parole si utilizza un apparato retorico che, come nei settori giovanili delle società di calcio, serve semplicemente a giustificare investimenti insufficienti e stipendi più bassi.
    L’essere in “buona compagnia”, tuttavia, non allevia le nostre responsabilità. Lo stato di crisi del calcio italiano consiglierebbe drastici rimedi tramite investimenti sempre più mirati nei settori giovanili – dove, dunque, la dimensione didattica non può essere trascurata. Ma la stessa responsabilità di un allenatore di prima squadra nel calcio d’élite non può che trovarsi di fronte al medesimo problema semplicemente spostato più avanti nell’articolazione del programma didattico. Voglio dire che, se è quantomeno opportuno raffinare l’analisi di ingegneria inversa in relazione ai gesti della tecnica di base ed alla costruzione delle prime manovre collettive, è altrettanto opportuno agire con uguale metodica in relazione all’organizzazione di gioco espressa ai massimi livelli da calciatori professionisti.
    L’alternativa è sempre quella: miro alla consapevolezza dei processi che mi conducono ad un risultato o confido nella buona sorte ? O nella giocata “magica” del talento ? Dico semplicemente “fate come me” ed eseguo il gesto – e chi lo fa, bene e va avanti, chi non lo fa, male e rimane escluso -, oppure eseguo il gesto e lo analizzo in un tutte le sue componenti in modo tale che anche chi non lo sa fare possa impararlo ? Siano risultati di ordine tecnico, siano risultati di ordine tattico, siano risultati di ordine individuale, siano risultati di ordine collettivo, non avrei dubbi: scelgo la via della consapevolezza. Nonostante sappia bene quanta fatica comporti e quanto ancora ci sia da scoprire su noi stessi prima di poterci dire soddisfatti della nostra competenza didattica.”
    La lettura di questo articolo del prof. F.Accame fu per me una folgorazione:
    nel piccolo era quello che andavo sostenendo da sempre!
    Spesso nel sistema calcistico l’allenamento viene utilizzato per formare calciatori addestrati ad...

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    Last Post by lel il 26 Feb. 2012
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  7. COMPITI, CARATTERISTICHE E PRINCIPI DI GESTIONE DELL’ALLENATORE EFFICACE

    AvatarBy lel il 26 Feb. 2012
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    COMPITI CARATTERISTICHE PRINCIPI DI GESTIONE
    Dare un linguaggio comune Aver competenza Consapevolezza
    (Perché e per come)
    Programmare Saper gestire le pressioni Partecipazione attiva
    (giocatore protagonista)
    Osservare Dimostrare e Saper trasmettere Equilibrio Metodicità
    (avere metodo)
    Analizzare Essere coerente Varietà e molteplicità
    (non essere ripetitivi e monotoni)
    Valutare Essere responsabile Semplicità e chiarezza
    ( chiari,concisi e convincenti)
    Proporre Avere passione Evidenza
    ( essere operativi)
    Trasferire Essere curioso Adattamento
    (adeguarsi al gruppo)
    Studiare Attento ai dettagli



    COMPITI E FUNZIONI

    Deve sapere, saper fare, saper far fare e saper essere:
    SAPERE: conoscere le problematiche del proprio lavoro;
    SAPER FARE: dimostrare, spiegare, correggere, controllare;
    SAPER FAR FARE: è in grado di utilizzare le diverse strategie di insegnamento e di allenamento;
    SAPER ESSERE: qualità descritte nelle caratteristiche

    EGLI DEVE SAPERE ALLENARE SE STESSO, PER ACQUISIRE E PERFEZIONARE UN METODO PER INTERAGIRE CON L’AMBIENTE INTERNO ED ESTERNO ALLA SQUADRA.

    Si comporta come essere pensante per programmare piani di lavoro efficaci e funzionali alle reali capacità degli allievi.
    Il suo lavoro è complesso e non ciclico e necessita di un aggiornamento continuo per approfondire e migliorare il suo intervento.

    L’attività del tecnico deve essere sempre coerente ed orientato verso due direttrici diverse ma integrate e correlate:
    - il singolo, l’individuo , l’ Unità Significativa con lo scopo di valorizzare al meglio le potenzialità del calciatore;
    - e la squadra, un insieme interattivo di singoli che presentano caratteristiche diverse ed eterogenee con lo scopo di creare un collettivo il più possibile organizzato, razionale, elastico ed equilibrato.
    Deve necessariamente rivolgersi al singolo quando opera nei settori giovanili utilizzando la squadra; alla squadra invece quando si relaziona con gli adulti, ed il mezzo per ottenere questa è il singolo.

    Nel primo caso persegue obiettivi nel lungo periodo;
    nella seconda circostanza l’attenzione è orientata sul breve e medio periodo.

    L’intervento sul collettivo viene realizzato fornendo le regole di gioco, cioè i segnali di comunicazione nelle due fasi e nelle diverse situazioni di gioco, i giocatori devono parlare lo stesso linguaggio calcistico in cui tutti capiscano e ragionino allo stesso modo, possano leggere in maniera univoca le situazioni ed offrire la propria interpretazione, cioè i calciatori devono sempre sapere nelle due fasi come, quando e dove muoversi sia individualmente che collettivamente.
    Quindi riepilogando se l’obiettivo dell’allenatore è di cercare di migliorare costantemente i fattori tempo e spazio nel singolo, l’attività didattica dovrà essere coerente e si dovrà sempre rivolgere su due piani di intervento fra loro diversi, ma intrecciati e comple...

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    Last Post by lel il 26 Feb. 2012
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  8. “LA METODOLOGIA OPERATIVA PER UN APPRENDIMENTO CALCISTICO SIGNIFICATIVO “

    AvatarBy lel il 25 Feb. 2012
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    La mia attività come insegnante mi ha indotto ad approfondire in particolar modo il metodo dell’ insegnamento basato sulla metacognizione, come quello che offre concrete possibilità, affinché si possano realizzare in tutti gli studenti, anche quelli con difficoltà e/o limitate capacità intellettive, apprendimenti significativi accompagnati da un incremento di capacità a livello
    cognitivo.
    L’utilizzo della metacognizione, intesa come capacità di essere cosciente dei propri stati mentali ed anche emozionali, si fonda ormai su innumerevoli studi da parte della psicologia e delle neuroscienze.
    La giustificazione di tale metodo da parte mia è forse più modesta e di natura pedagogica, in quanto si fonda su un assunto esperenziale.
    Quello che propongo è frutto di conferme quotidiane da parte degli alunni stessi, che nel loro percorso scolastico si accorgono di riuscire ad imparare con maggiore facilità e soddisfazione personale, che si dimostrano più responsabili e capaci di rielaborazione e riflessione personale oltrechè di pensiero critico.
    Non voglio spingermi troppo oltre, ma oserei dire che un allenatore perseguendo questo metodo fornisce veramente strumenti efficaci di pensiero che a loro volta diventano premessa ad un’educazione attiva e costruttiva.
    Hanno confermato e guidato le mie esperienze didattiche gli studi di Bruner e del neurologo John C. Eccles e del filosofo K. Popper.
    Popper ed Eccles distinguono la coscienza dall’autocoscienza. La prima è quella che gli psicologi identificano con lo stato di veglia e con la consapevolezza di sé: il fatto di sapere di esistere in un determinato luogo e di essere sempre un unico individuo pur mutando le situazioni interne ed esterne (memoria dell’Io). Essi, ponendosi nella tradizione evoluzionistica, riconoscono possa essere presente anche negli animali più intelligenti, allorché agiscono perseguendo degli scopi (l’esempio della scimmia che
    raggiunge il cibo utilizzando uno strumento) L’autocoscienza invece può essere solo dell’uomo. Essa è collegata alla costruzione del Mondo (società, storia, cultura, scienze, tecnologia) e vi partecipa ricevendo da esso significati e collocazioni culturali, apportandovi a sua volta modifiche. Agisce come un processo di continua coordinazione e selezione di tutto il lavoro che il cervello compie attraverso la complessità delle organizzazioni neurali. Sarebbe proprio questa capacità di organizzare attivamente l’apprendimento che secondo i due studiosi modifica e potenzia le capacità intellettive, “nel cervello le opportunità e le possibilità di assumere certi schemi sono enormemente (un reticolo di connessioni da calcolarsi in base a 10 dimensioni) più grandi del numero di cellule”. Starebbe dunque in questa facoltà mentale dell’uomo, nell’autocoscienza, la base della metacognizione. Essa si svilupperebbe con il linguaggio, che permettendo di “vedere” il pensiero lo organizza, secondo schemi logici e lo sviluppa con processi che implicano imma...

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    Last Post by lel il 25 Feb. 2012
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  9. Le Categorie del Tempo e dello Spazio di gioco della Metodologia Operativa

    AvatarBy lel il 25 Feb. 2012
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    Sono ritenute le essenze del gioco del calcio e rappresentano la struttura del percorso di insegnamento-apprendimento tatticostrategico della Metodologia Operativa .
    Si possiede una categoria, quando si è in grado di riconoscere in una cosa la presenza degli attributi chedefiniscono la classe di quella categoria.Le categorie servono anche per facilitare il recupero delle informazione che si conoscono dalla memoria,perché con esse le cose hanno un preciso scopo ed un ordine, ma servono anche a prepararci ai futuri incontri con la realtà del gioco del calcio, nel senso che le cose in cui ci imbatteremo risulteranno non nuove se potremo includerle in categorie che già possediamo e questo ci metterà nella condizione di governare anche le situazioni non previste.
    Ci sono dei meccanismi che permettono di mettere in relazione i vari livelli.
    Il livello di base fornisce l’accesso a tutti quelli successivi. E’ quello in cui avviene l’identificazione attraverso l’interazione tra conoscenze esistenti ,informazione percettiva, vissuti emozionali.
    Quali sono i meccanismi alla base dei legami tra i concetti e dell’interconnessione tra i diversi livelli?
    Principio della diffusione dell’attivazione: quando un nodo concettuale viene attivato, l’attivazione si propaga agli altri nodi in funzione del tempo e della vicinanza (e della forza dei legami associativi).
    L’attivazione decade nel corso del tempo e quindi attiva soprattutto i nodi concettuali vicini.
    I nodi più vicini (e quelli maggiormente associati) al nodo da cui è partita l’attivazione riceveranno maggiore
    attivazione.
    I nodi più attivi sono anche quelli più facilmente recuperabili.Come sappiamo e come dati sperimentali hanno confermato il cervello è organizzato per moduli. Ciascun modulo è costituito da uno specifico circuito che si occupa di un aspetto parziale della conoscenza.Gli innumerevoli circuiti modulari di cui si serve la mente per le sue funzioni cognitive sono anche organizzati per livelli.
    Alcuni moduli agiscono a livelli superiori rispetto ad altri.Per quanto riguarda un singolo oggetto, il livello più basso riguarda la percezione/anticipazione generale, il livello più alto riguarda la percezione/anticipazione particolare.
    Questo circuito ci consente di richiamare alla mente azioni ed eventi già percepiti o di immaginarne nuovi.
    Esso si “esercita” a questa funzione durante la percezione anche se, ovviamente, può agire in modo autonomo.
    Le scene e gli eventi si susseguono temporalmente sulla base dell’esperienza pregressa.
    Tanto nell’atto percettivo, quanto in quello rappresentativo, in questo circuito, l’ipotesi modale ( tempo ) precede quella spaziale.
    L'allenatore della M.O. è colui che ha la risposta a tutti i problemi, lui sa e conosce ciò che è meglio fare in quella precisa e determinata situazione, questo è evidente. La differenza rispetto a quello tradizionale sta nel fatto che sceglie un'altra strada:quella della partecipazion...

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    Last Post by lel il 25 Feb. 2012
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  10. la metodologia operativa: approccio sistemico e specifico del gioco del calcio

    AvatarBy lel il 25 Feb. 2012
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    Si tratta di un nuovo e diverso punto di vista del processo di insegnamento-apprendimento calcistico che fa riferimento alla scuola operativa italiana, la quale a mio parere è riuscita a coniugare in modo efficace tutti i filoni che essenzialmente si richiamano al cognitivismo facendo compiere a tale indirizzo un notevole passo inavanti in termini didattici ed educativi perché persegue:
    - rispetto ed attenzione per le teorie dell’apprendimento collaborativo e
    cooperativo;
    - utilizzo di tutte le strategie attive che mettono al centro del processo diinsegnamento coloro che apprendono;
    - adozione della strada dell'apprendimento significativo;
    - educazione e valorizzazione della esperienza e sperimentazione individuali;
    - l’educazione della creatività attraverso la proposta del modello della scoperta edella ricerca guidata.
    Il tutto per arrivare ad apprendimenti consapevoli, flessibili ed intelligenti. Oraquando è che si verificano queste condizioni?Si riscontrano ogni qualvolta, posto di fronte a quel tipo di problema io sono in grado,in questo caso trattandosi di gioco di squadra, insieme ai miei compagni, di trovare lasoluzione tattico-strategica più efficace.Quale la differenza con il metodo tradizionale?E' che con questa metodologia la soluzione del problema non è data aprioristicamentedall'allenatore ma promossa e sollecitata attraverso l'educazione del cosiddettoprocesso di costruzione della conoscenza, che tiene conto di come funziona ed operala mente nei suoi aspetti percettivi, attenzionali, motivazionali e di memoria.In questa ottica l'allenamento viene organizzato attraverso modalità ed interventi deltutto nuovi.L'obiettivo è quello di mettere in campo una squadra organizzata(dove tutti eciascuno sanno e sono in grado di compiere scelte adeguate alla situazione, alcontesto ed al tipo di avversario sempre e comunque nelle due fasi di gioco), conquesta metodologia cambiano il processo e le modalità di acquisizione dei cosiddettiautomatismi che non vengono visti in maniera isolata ma organizzati inmodo gerarchico ( le categorie) facendo ossequio a quella visione complessadella gara: cioè,interazione dinamica e continua delle fasi di gioco con l’ utilizzo e sviluppo dei relativi principi, ed infine, e cosa non trascurabile, capacità di farfronte, gestire e superare efficacemente l'imprevisto.E tale capacità sarà tanto più evoluta perchè nel processo di allenamento è statacontinuamente sollecitata e messa alla prova ( Accame ).
    L'allenatore operando in questo modo viene ad assumere un ruolo molto significativo quello cioè, e questo lo dico con cognizione di causa, di colui che alla luce delle suecompetenze porta il calciatore ed il gruppo in modo non autoritario e ripetitivoad impadronirsi, attraverso lo stimolo, il consiglio e l'incoraggiamento, e soprattutto ilsuo progetto di gioco ,di tutti i dettagli per affrontare la gara in modo coscientee consapevole.La differenza con questa me...

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    Last Post by lel il 25 Feb. 2012
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